Ore 15:00
Aula Paparelli/Placanica
Seminario di Francesco Sielo
Le poesie ma soprattutto le prose montaliane sono attraversate da innumerevoli personaggi strambi, testimonianza di una ricerca autoriale per tutto quello che, uscendo dalla trama dell’ordinario, possa arricchirsi di un «sovrasenso» simbolico. Questi personaggi arrivano a configurarsi quasi come delle alternative alle «angiole» della poesia prima di Satura: alternativa tuttavia mai affermata fino in fondo.
Dalla donna barbuta che è un «mostro angelico», protettore del giovane Montale, ai dandies come Dominico, artista il cui unico talento è quello di farsi ospitare da ricchi mecenati o come il «falso cardinale», uno scrittore (travestimento di Henry Furst) che adora vestirsi della porpora cardinalizia salvo sfoggiare l’aquila d’oro dell’aeronautica al posto della croce. Dal traduttore che non conosce le lingue da cui traduce al gourmet che, senza toccare cibo, osserva gli altri mangiare per risalire «alle Cause e ai Fini». Come non menzionare poi i signori Cap, Stapps e Fuchs, presenti sia nelle poesie che nelle prose, a vario titolo sacerdoti di una «cultura che tenta di sopravvivere ai padroni del momento» oppure i soci dell’inverosimile Slow Club, che decidono di rinunciare a telefoni, automobili e giornali per poter godere finalmente di un tempo rallentato.
Secondo Forti «un’infilata di figure che potrebbero ricordare i “buffi” di Palazzeschi» e probabilmente la personale collezione di curiosità del poeta che cercava «la piccola stortura / d’una leva che arresta / l’ordegno universale».