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Abstract Il mondo della legge attrae da sempre la fiction, anche a causa delle strette analogie tra l’andamento dei processi e quello delle narrazioni (il ritorno del passato, l’analisi psicologica, la smania della conclusione). Questo interessamento ispira due principali tipologie: quella che (nel solco di Verri, Beccaria, Manzoni), denuncia veri e propri guasti della giustizia, dalla corruzione ai pregiudizi all’interferenza di sentimenti personali; e quella, più destabilizzante, che (da Eschilo a Dostoevskji, a Zola, Dreiser, Camus) considera la giustizia in modo più problematico, esplorando lo scarto tra la sua esigenza di regole e coerenza, e la complessità dell’esperienza, le stratificazioni della psiche, la varietà dei punti di vista. Il cinema giudiziario, poi, sottolinea particolarmente, in chiave drammatica o umoristica, l’affinità tra la macchina della legge e quella dello spettacolo, e le frequenti sfasature tra il piano della giustizia e quello della realtà.

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Relatore Clotilde Bertoni Università degli Studi di Palermo

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Responsabile Flora de Giovanni Università degli Studi di Salerno

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