Vincenzo PEDACE

CV

Vincenzo Pedace è laureato in Scienze politiche e delle relazioni internazionali (2014) e in Scienze politiche (2016) presso l’Università degli Studi di Salerno. Attualmente è dottorando di ricerca in Studi Storici presso il Dottorato in Studi Linguistici, Letterari e Storici dell’Università di Salerno in co-tutela con la Pontificia Universidad Javeriana di Bogotá presso la quale ha svolto periodi di studio e di ricerca. I suoi temi di interesse sono la storia globale della sinistra, la guerra fredda in America Latina, la guerra fredda culturale, la storia delle idee, la storia degli intellettuali, i sistemi politici e le rappresentazioni politiche nel Novecento. È socio della SISSCO (Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea), del Centro Interuniversitario di Storia Culturale di Padova, è cultore della materia in Storia contemporanea, Storia e civiltà contemporanea, Storia della storiografia, Didattica della storia e Storia dell’economia e dell’agricoltura nel Mezzogiorno. È segretario del CIRC (Centro Interdipartimentale di Ricerca sui Conflitti). Il progetto di ricerca si intitola “Colombia e Cuba. Influenza politica e culturale della Rivoluzione Cubana dal 1959 al 1974”.

 

Tutor

Carmine Pinto Università di Salerno

 

Co-tutor

Luca Polese Remaggi
Università di Salerno     

co-tutela internazionale
Janneth Aldana Cedeño
Pontificia Universidad Javeriana, Bogotá (Colombia)

 

Progetto di ricerca

Colombia e Cuba. Influenza politica e culturale della Rivoluzione Cubana dal 1959 al 1974

Il progetto di ricerca si pone l’obiettivo di identificare le modalità e le forme con cui la Rivoluzione Cubana del 1959 influenzò direttamente o indirettamente le dinamiche politiche, culturali e sociali della Colombia. Nella sua veste di evento dirompente nelle dinamiche geopolitiche globali e data la sua vicinanza agli Stati Uniti, la Cuba di Fidel Castro, quella sorta a seguito della vittoriosa Rivoluzione del 1959, ha rappresentato per numerose comunità di individui, intellettuali, circoli culturali, università, ma anche partiti politici, sindacati e movimenti guerriglieri, un faro a cui ispirarsi e a cui rivolgersi per addestramento e risorse. A partire dagli anni Sessanta e almeno fino alla metà degli anni Settanta, Fidel Castro si adoperò nel costruire una rete di partiti e di gruppi insorgenti dediti alla guerriglia in tutti i lati del globo al fine di stabilire un’alleanza anticapitalista, antimperialista e in una posizione terza rispetto ai due poli egemoni nelle relazioni internazionali, quello statunitense e quello sovietico. Nel caso colombiano questa politica interventista assunse tratti destabilizzanti in quanto la debolezza dei sindacati e dei partiti di sinistra e la stretta alleanza tra le élites governative colombiane e quelle statunitensi, favorì la nascita di alcune organizzazioni di ispirazione castrista (MOEC, MRL) e di vari gruppi guerriglieri che a vario titolo si ispiravano ai modelli marxisti cubani, sovietici e cinesi (ELN, FARC, EPL). In particolare l’effetto dirompente della Rivoluzione cubana provocò in tutto il territorio colombiano una circolazione di idee, di pratiche e di narrazioni che coinvolsero non solo guerriglieri, ma anche politici, intellettuali, letterati, studenti, contadini e finanche la Chiesa cattolica, come nel caso della corrente della Teologia della Liberazione e del prete guerrigliero, Camilo Torres Restrepo.