Giovanni Genna

Giovanni Genna Giovanni Genna ha conseguito nel dicembre 2015 la Laurea Magistrale in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Siena con la votazione di 110 con lode (Relatore prof. Pierluigi Pellini - Controrelatore prof. Riccardo Castellana) con una tesi sulla poetica di Carlo Emilio Gadda. Nel 2016 ha ottenuto il Master di II livello in “Storia e forme della letteratura italiana” presso l’Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma. Nel corso degli ultimi anni, anche in parallelo con il proprio percorso di studi, ha svolto diverse esperienze lavorative: docente di Lettere presso l’ISIT Bassi-Burgatti di Cento-FE (settembre 2017), bibliotecario nell’ambito del Servizio Civile Nazionale presso la Biblioteca di Area Economica dell’Ateneo senese (ottobre 2016-settembre 2017), tirocinante con mansioni di web editing presso il Centro Studi Pluriversum di Siena (ottobre 2015-aprile 2016) e tutor degli studenti presso l’Università degli Studi di Siena (ottobre 2014-giugno 2015). Attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Studi Letterari presso l’Università degli Studi di Salerno sotto la guida del prof. Epifanio Ajello. Dal mese di ottobre 2017 è membro del comitato organizzativo-scientifico della Graduate Conference Unisa 2018 «I Hope That Someone Gets My Message In A Bottle» – Indagine sul destinatario. I suoi principali interessi vertono sulla poesia e sul romanzo del Novecento, con particolare riguardo alle riscritture dei miti.
Presentazione della ricerca Uno squarcio sulla tela dell’oggettività: studi sul mito in Carlo Emilio Gadda
Tutor Epifanio Ajello, Università degli Studi di Salerno
L’idea di questo progetto nasce in primo luogo da un forte interesse per le riscritture del mito in chiave moderna e, in particolar modo, dallo studio dell’esperienza letteraria di Carlo Emilio Gadda, il quale, contrariamente a quanto si possa pensare data la sua natura profondamente razionalistico-scientifica trova nel mito un insospettabile e inesauribile contenitore dal quale attingere forme e contenuti differenti. Fissare i termini entro i quali si snoda il rapporto fra il mito e lo scrittore milanese è un'operazione molto articolata, sia perché è di per sé complesso districarsi fra i “brogliacci” dell'Ingegnere, sia a causa della scarna bibliografia critica dedicata a tale argomento. Da parte della critica gaddiana, infatti, non è mai stato concesso spazio sufficiente al ruolo ricoperto dal mito nella scrittura dell’autore, e, laddove sia stato affrontato questo tema, si è spesso cercato di evidenziare una sorta di svalutazione della materia mitica da parte dello scrittore, declassandola addirittura a mero orpello retorico. Considerando la natura positivista di Gadda, del resto, parrebbe facile concludere che il pensiero dell'autore non possa che definirsi essenzialmente anti-mitico, tuttavia ciò non corrisponde al vero: infatti analizzando l’evolversi del filosofare gaddiano a cominciare dalla Meditazione milanese del 1928, luogo in cui il mito è visto come limite per la conoscenza umana («dissolverò li eroi e le armi loro e tutto ciò che è nell'anima e nell'amor nostro»), e proseguendo con I miti del somaro del 1944, pamphlet satirico nel quale Gadda postula l’esistenza di un mito positivo e psicodinamico («Una certezza procedurale, una consapevole silloge: ecco il mito»), è possibile individuare nel mito non solo l'oggetto di un dialogo pressoché continuo e ininterrotto (si vedano per esempio i numerosissimi riferimenti intertestuali che animano romanzi e racconti), ma anche il fulcro attorno al quale ruota la costruzione di una più ampia teoria della conoscenza, che trova la sua definitiva ragion d’essere in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957). Il tema di questo progetto nasce dalla necessità di aprire una nuova prospettiva di ricerca attorno a un argomento che rimane inesplorato ormai da troppo tempo. La possibilità di rileggere la produzione letteraria dell’Ingegnere alla luce del suo rapporto con il mito rappresenta l’inevitabile atto di sovversione nei confronti di una parte della critica, quella che ha negato più volte l’esistenza di un così forte legame sul quale perfino lo stesso autore ha meditato fin dagli esordi letterari, quando rifletteva sulle scelte stilistiche da adottare per consegnarsi alla gloria.