Francesco BIASI

CV

Nel 2023 ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Storiche presso l’Università degli Studi di Torino con votazione 110/110 presentando una tesi in Storia Moderna dal titolo «Sedare le torbide correnti». Tumulti, propaganda e “movimenti militari” in Piemonte tra 1790 e 1792 nelle corrispondenze dei residenti veneziani.
È presidente di «Arma VirumQue A.P.S.», associazione di studi storici militari le cui finalità consistono nella pubblicazione di una rivista e nell’organizzazione di eventi culturali. Presiede ed è fondatore del comitato organizzatore della «Military History School – Scuola di formazione per laureandi e dottorandi in Storia Militare»: convegno annuale di tre giorni che ha lo scopo di mettere in contatto i laureandi e dottorandi in Storia Militare, per la condivisione collegiale delle ricerche ed una crescita collettiva. È inoltre direttore e fondatore del «Comitato per la formazione di laureandi, dottorandi e ricercatori in Storia Militare» della Società Italiana di Storia Militare (SISM). Infine, lavora presso il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino in qualità di collaboratore e svolge l’attività di consulente storico presso la società videoludica «Age of Games» con sede a Bari.

Tutor

Carmine Pinto
Università di Salerno

Progetto di ricerca

 Esercito e ufficialità del Regno di Napoli tra Decennio francese, Restaurazione e moti liberali (1806-1821)

Il progetto ha come obiettivo lo studio delle forze armate e della formazione dell’ufficialità del Regno di Napoli del Decennio francese e della loro eredità. Mediante l’analisi di case studies si analizzeranno la consistenza, l’organizzazione e l’efficienza dei contingenti napoletani nel contesto politico e militare dell’Europa napoleonica. Successivamente, si indagherà il rapporto tra la ex ufficialità murattiana, la restaurazione borbonica, la carboneria, le aspirazioni nazionali e liberali, e i moti del 1820.

Descrizione del progetto                                                                                               
Il progetto intende indagare la struttura e l’organizzazione militare del Regno di Napoli durante il decennio francese (1806-1815). Si propone uno studio che collochi l’elemento militare all’interno delle dinamiche politiche e sociali della penisola italiana. In particolare, si analizzerà la forza armata del regno attraverso alcuni case studies di operazioni condotte sul territorio (controllo delle regioni, organizzazione dell’invasione della Sicilia, guerra di controinsurrezione e difesa delle coste meridionali); all’estero (campagne di Russia e di Spagna); guerra nazionale in Italia (campagna del 1814-1815).
Innanzitutto, esaminerà la transizione dall’organizzazione militare dell’esercito borbonico d’Antico Regime al dispositivo imperiale. L’esercito francese attraverso la Rivoluzione aveva fortemente modificato il proprio assetto, non solo a livello strutturale, ma anche culturale simbolico: dalla Armée du Roi, a quella della Nation. In questo senso, Napoli e i vari Stati satelliti della Francia subirono la trasformazione dei propri eserciti sull’esempio francese al fine di servire l’Empereur nei vari scenari bellici. 
L’apparato militare venne modellato sulla legge francese del 9 febbraio 1800. Per la sua formazione, Giuseppe Bonaparte introdusse la coscrizione obbligatoria con il decreto del 29 marzo 1807; tuttavia, a causa della resistenza delle popolazioni, si formarono soltanto sei reggimenti di fanteria e due di cavalleria. Salito al trono Gioacchino Murat, questi si dedicò con maggior forza alla ristrutturazione dell’esercito, vedendo in esso un fattore importante per la propria legittimazione: con il decreto del 7 marzo 1809 cercò di allestire un ambizioso progetto che avrebbe dovuto dotare il Regno di una forza armata di 200.000 uomini. I reggimenti napoletani vennero impegnati in diversi teatri europei, la cui importanza tattica è da analizzare contestualmente alle scelte politiche adottate da Napoleone. L’esercito venne messo per la prima volta alla prova per la presa di Capri contro le truppe britanniche (4-16 ottobre 1808). Attraverso il progetto di invasione della Sicilia, prospettato e annullato dallo stesso imperatore, risulta possibile osservare l’effettiva forza riunita per operare in uno scenario fortemente complesso all’apice della sua efficienza.
Come case studies si analizzeranno le operazioni dei contingenti inviati in Spagna e Russia. Particolare attenzione sarà dedicata alla complessa figura di Gioacchino Murat, in costante tensione tra il ruolo di Maresciallo dell’Impero e quello di Re di Napoli, che lo portò fino agli eventi del 1814. 
Accanto alle forze armate, si analizzerà la formazione degli ufficiali nel contesto della riapertura della «Scuola Reale politecnica e militare» della Nunziatella. Successivamente, lo studio della preparazione e della conduzione della guerra nazionale in Italia permetterà di indagare le eredità tra l’élite murattiana e i protagonisti del 1820. 
Negli anni successivi alla fucilazione di Murat, si studieranno quindi i rapporti di continuità del dispositivo militare di impostazione napoleonica in relazione al ritorno e all’intromissione degli ufficiali borbonici e siciliani. In una lettura dei processi di più ampia portata, ci si concentrerà sulla continuità tra gli attori politico-militari del decennio francese e la nuova impostazione della Restaurazione, e il loro coinvolgimento tra carboneria, movimenti liberali, aspirazioni costituzionali sino all’implosione del 1821.